ATTACCAMENTO E PATOLOGIA

A cura della Dott.ssa Annalisa Barbier

 

In psicologia, l’attaccamento definisce un sistema complesso e dinamico di comportamenti ed emozioni che contribuiscono alla costruzione ed alla caratterizzazione di un legame specifico fra due persone. Fu Bowlby a studiare l’attaccamento, definendone caratteristiche, origine, funzione ed esiti nella sua Teoria dell’Attaccamento (1969,  1973,  1979,  1980,  1988).

Le radici profonde di questo vincolo, risalgono alla costruzione delle relazioni primarie che il bambino stabilisce con le figure di riferimento e di accudimento (ad esempio, la madre) nei primissimi anni della sua vita, e caratterizzeranno in futuro tutte le relazioni intime che sperimenterà da adulto.

L’obiettivo funzionale dell’attaccamento è quello di definire un modello relazionale di “base sicura” (Ainsworth), fiducia e contenimento che caratterizzerà le relazioni con tutte le figure importanti per l’intera vita dell’individuo. Un attaccamento sano ed equilibrato, infatti,  è in grado di permettere al bambino – quindi all’adulto che questi diventerà – di stabilire relazioni sane in cui vi sia equilibrio tra il bisogno di individuazione ed indipendenza, ed il bisogno di appartenenza, accudimento e contenimento. Viceversa, l’attaccamento patologico sarà caratterizzato da un irrigidimento delle modalità relazionali, e da uno squilibrio disfunzionale tra bisogno di intimità ed indipendenza: si potranno quindi verificare situazioni in cui l’individuo  sacrifica il bisogno di intimità a favore del distacco e dell’indipendenza, oppure situazioni in cui sacrifica la propria individualità ed autonomia per ottenere quella vicinanza fisica, quella rassicurazione e quel contenimento emotivo di cui ha profondamente bisogno.

La costruzione di una buona autostima e della sicurezza interiore, prevede la capacità di realizzare un equilibrio tra il BISOGNO DI AUTOREALIZZAZIONE ED AUTONOMIA (essere se stessi) ed il BISOGNO DI APPARTENENZA E RICONOSCIMENTO.

Le prime esperienze di attaccamento sanciscono il futuro della capacità dell’individuo di affrontare un percorso di individuazione e crescita psicologica equilibrato e funzionale: la persona che ha sperimentato un attaccamento sano potrà sviluppare infatti un’immagine di sé come amabile e degno di essere amato e svilupperà una buona autostima. Questi elementi gli permetteranno di restare autonomo nelle relazioni, pur consentendo un profondo grado di intimità; di riconoscere quando e a chi concedere la propria fiducia; di essere selettivo e saggio nel rivelare se stesso e nell’essere empatico e disponibile. Avrà a disposizione insomma tutti gli strumenti necessari a costruire relazioni interpersonali sane e funzionali, che possano essere occasioni di scambio e crescita.

Gli studi sull’attaccamento classificano tipicamente i comportamenti osservati nei bambini in 4 categorie o “STILI DI ATTACCAMENTO”, ciascuna caratterizzata da specifici comportamenti del bambino, della figura di accudimento e da specifici Modelli Operativi Interni (MOI).  Questi modelli operativi contengono la rappresentazione di sé e dell’altro nella relazione di attaccamento, interpretano e quindi organizzano percezioni, pensieri e ricordi, e guidano i futuri comportamenti di attaccamento nelle relazioni da adulti).

 

Nella tabella seguente sono riassunte le principali caratteristiche dei diversi stili di attaccamento riconosciuti:

 

Nei casi di attaccamento disfunzionale (evitante, ambivalente e disorganizzato) con una FdA non responsiva, indisponibile o maltrattante, l’individuo sin da bambino dovrà sviluppare delle strategie difensive finalizzate all’evitamento del disagio e del dolore legati all’esperienza di non essere accolto, approvato, riconosciuto. Queste strategie difensive vengono anche definite di RESISTENZA  AL CONTATTO e sono caratterizzate da comportamenti ed interpretazioni cognitive rigide e ripetitive, che nel tempo inducono nel soggetto l’impoverimento e la limitazione del funzionamento cognitivo ed affettivo e difficoltà controllo degli impulsi.

ATTACCAMENTO DISFUNZIONALE E PSICOPATOLOGIA NELL’ADULTO

Gli studi e le osservazioni che hanno esaminato direttamente il legame esistente tra stili di attaccamento ed eventuale sviluppo di una patologia psicologica nell’età adulta, mostrano come esista un legame diretto tra stili di attaccamento e presenza di disturbi della personalità o altre forme di disagio psicologico.

Nella fattispecie è stato evidenziato come un attaccamento sicuro predisponga allo sviluppo di una buona autostima, ad un senso di Sé solido e a rapporti interpersonali gratificanti ed equilibrati (Carli,  1995; Feeney, Noller, 1991) poiché in tali casi l’individuo è in grado di “«appoggiarsi al Sé per evocare l’altro in un periodo di assenza, per colmare il vuoto prima della  riunione  o prima  che  l’attaccamento si  ristabilisca»  (Lichtemberg,  1989).  Stili di attaccamento insicuro (ansioso, ambivalente) e disorganizzato invece, sembrano predisporre allo sviluppo do patologie quali disturbi del tono dell’umore, tra cui in primis la depressione (Krystal,  Bremner,  Southwick,  Charney,  1998;  Shuchter,  Downs,  Zisook,  1996), bassa autostima,  scarsa  fiducia  in  sé  e  negli  altri,  dipendenza  o  al  contrario  autosufficienza  compulsiva  e distacco (Bowlby,  1979;  Parkes,  Stevenson-Hinde,  Marris,  1991), incapacità  di  gestire adeguatamente  un  lutto  in  età adulta  (Parkes,  1991), disturbi  Somatoformi, Disturbi  Sessuali quando  la  percezione  delle  sensazioni  e  delle  emozioni  è stata ripetutamente associata a condizioni  di  vulnerabilità e  di  pericolo,  ma

anche Disturbi  dell’Alimentazione  (Rodin,  de  Groot,  Spivak,  1998),  pur  essendo questi  ultimi  correlati  anche all’abuso sessuale  in  senso  stretto  (Brewerton,  Dansky,  Kilpatrick,  O’Neil,  1999;  Vanderlinden, Vandereycken, 1997) e anche Disturbi  d’Ansia,  in particolare  il  Disturbo di  Panico,  con o  senza Agorafobia  (Bowlby,  1979;  Liotti,  1991;  Lorenzini,  1997;  Main,  Hesse,  1992). 

Nell’ambito della strutturazione della personalità, è possibile identificare all’interno dei Cluster di disturbi di personalità indicati dal DSM-IV, le caratteristiche e gli esiti di specifici stili di attaccamento patologici (evitante/ambivalente/disorganizzato)

All’interno del Cluster A “bizzarro/eccentrico” sono raccolti i disturbi Paranoide, Schizoide e Schizotipico di personalità, la cui origine comune nell’ambito della teoria dell’attaccamento prevede la presenza di una FdA trascurante, incompetente, incapace di empatia con i bisogni profondi dei figli. Gli individui sviluppano quindi una sorta di difesa dall’esperienza angosciante della propria rabbia verso la FdA trasformandola in disprezzo, freddezza e distacco emotivo; dipendono più dalle cose e dall’ambiente esterno che non dalle persone. Nel tentativo di difendersi dai rischi di una relazione emotiva (che ai loro occhi è ingestibile e fonte di profonda angoscia) si rifugiano nel mondo prevedibile ed ordinato degli oggetti (stanza, abitudini, le proprie cose), mostrando grande disagio di fronte alle espressioni di emotività altrui e di fronte alle situazioni imprevedibili e incontrollabili. Dipendono dalla COSTANZA dell’ambiente e reagiscono con rabbia alle situazioni in cui le loro abitudini vengono alterate. Ai legami affettivi preferiscono la solitudine e l’isolamento, ritirandosi nelle loro attività ripetitive ed abitudinarie.

Nel Cluster B “Emotivo/Drammatico” sono raccolti  i disturbi Antisociale, Borderline, Narcisistico e Istrionico di personalità, caratterizzati dal non controllo emotivo e dall’uso dell’emotività come modalità espressiva e relazionale. Il tratto che li accomuna è la presenza nell’infanzia, di una FdA incapace di contenere emotivamente il bambino, di funzionare come regolatore del controllo (per fragilità o mancanza di volontà) e di stabilire limiti e confini nel processo educativo. Non sono in grado cioè di insegnare al bambino la funzione di controllo. Il bambino reagisce quindi con panico, confusione, rabbia o senso di onnipotenza, incapace di sviluppare il necessario equilibrio e autocontrollo emozionale per uno sviluppo sano in età adulta.

Nel Cluster C “Ansioso/pauroso” prevalgono le tematiche della preoccupazione e  del dubbio; ne fanno parte il disturbo Evitante, Dipendente ed Ossessivo Compulsivo di personalità. Sono individui caratterizzati da stili di attaccamento evitante/ambivalente, in cui le FdA possono aver richiesto una inversione dei ruoli tra genitori e figli, chiedendo ai figli di compensare i loro bisogni e le loro carenze, di riempire i loro vuoti emotivi e la loro solitudine, di sedare l’ansia. L’individuo sperimenterà verosimilmente in tale caso una cronica sensazione di incapacità e  inadeguatezza, sviluppando personalità: dipendente (in cui l’insicurezza prevale e non si sanno affermare i propri obiettivi autonomamente); evitante (in cui l’individuo sperimenta sentimenti costanti di ansia e inadeguatezza, è spaventato dalle responsabilità e teme il giudizio altrui); ossessivo-compulsiva (in cui l’individuo si aggrappa a rigide regole e complessi rituali nel tentativo di controllare l’angoscia).

 

Leggi anche: GLI STILI DI ATTACCAMENTO NELLE RELAZIONIQUANDO SERVE LO PSICOLOGO; SEI UN DIPENDENTE AFFETTIVO?

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Commenti: 2
  • #1

    caterina (venerdì, 28 giugno 2013 11:57)

    ma la coppia adulta può potenzialmente modificare o smussare questo attaccamento? se una persona ha sviluppato nell'infanzia in attaccamento di tipo evitante e si mette con una persona con un attaccamento sicuro, può riceverne beneficio? e la persona con l'attaccamento sicuro può esserne minata?

  • #2

    Annalisa (lunedì, 01 luglio 2013 12:37)

    Gentilissima, sebbene non sia una regola matematica, è però provato che stabilire una relazione con una persona dall'attaccamento "sicuro" è un fattore determinante nella possibilità di smussare - come dici tu - o addirittura guarire gli aspetti più difficili e dolorosi di uno stile di relazione ed attaccamento disfunzionale.
    Nel caso di una persona caratterizzata da un modello "evitante", ci vorrà certamente da parte dell'altro grande delicatezza, rispetto di spazi e tempi e pazienza.
    Il beneficio potrebbe decisamente esserci, ma sempre nella misura in cui si riesca a stabilire un rapporto di fiducia e sincero sentimento l'uno verso l'altro.