L’INTERVENTO PSICOLOGICO NEL TRATTAMENTO DELL’OBESITA’

Scritto da: Dott.ssa Annalisa Barbier

Obesità e sovrappeso – soprattutto nell’infanzia -  rappresentano un fenomeno in continua crescita in tutto il mondo; un rapporto dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) del 2005 stimava la presenza di oltre un miliardo di persone obese nel mondo, di cui 805 milioni erano donne. La situazione diviene ancora peggiore se si considerano le proiezioni per il 2015, che prevedono la presenza di 2,3 miliardi di persone in sovrappeso o obese in tutto il mondo.

In particolare, in Italia un’indagine ISTAT riferita al 2005 e pubblicata nel 2007, stimava la presenza di circa 4,7 milioni di obesi: il 9% in più rispetto al 2000. Anche i dati relativi a  bambini e adolescenti sono allarmanti: L’International Obesity Task Force ha evidenziato un costante e progressivo aumento dell’obesità infantile e adolescenziale, con una maggioranza di casi riscontrati nel Sud dell’Europa ed in particolar modo nel sud Italia, dove si concentrano dal 20% al 36% dei casi di obesità infantile. Questi dati sono ancor più allarmanti poiché l’obesità infantile è il maggior fattore di rischio per l’obesità adulta.

L’OMS parla dunque– considerando i numeri – di obesità come di una vera e propria “epidemia”, le cui conseguenze sulla salute e sulla vita sociale e personale dei soggetti affetti  possono essere anche molto gravi.

Le conseguenze che sovrappeso e obesità hanno sulla salute sono molte ed anche gravi. Tra di esse le più frequenti sono:

·         Malattie cardiovascolari

·         Ictus

·         Tumori

·         Diabete di tipo II

·         Artrosi

·         Calcoli biliari

·         Problemi respiratori

 

Sovrappeso ed obesità dipendono dallo SQUILIBRIO TRA CALORIE INGERITE E  CALORIE CONSUMATE attraverso l’attività fisica, quindi è evidente che il primo passo da fare per prevenire o combattere questa condizione patologica consiste nel ridurre la quantità di calorie introdotte nell’organismo attraverso cibi e bevande e nell’aumentare parallelamente la quantità di calorie bruciate aumentando l’attività fisica.

Esistono tuttavia alcuni elementi che predispongono all’obesità e rappresentano FATTORI DI RISCHIO per obesità e sovrappeso:

·         Fattori genetici che alterano il modo in cui le calorie vengono utilizzate dall’organismo

·         Presenza di obesità tra i familiari o di obesità infantile

·         Dieta squilibrata e scarsa conoscenza delle caratteristiche caloriche e nutrizionali dei cibi

·         Scarsa attività fisica - sedentarietà

·         Sesso femminile

·         Età

·         Gestazione e gravidanza

·         Assunzione di farmaci

·         Patologie mediche (ipotiroidismo, sindrome di Cushing, problemi che impediscono di muoversi, ipertensione, alti livelli di colesterolo LDL e bassi livelli di colesterolo HDL, alti livelli di trigliceridi nel sangue

 

In considerazione dell’importanza di combattere obesità e sovrappeso, può essere molto utile ricorrere al supporto di uno Psicologo per favorire il processo di dimagrimento e superare meglio le difficoltà legate al cambiamento di abitudini di vita che questo richiede.

 

OBIETTIVI E MODALITÀ’ DEL TRATTAMENTO COGNITIVO COMPORTAMENTALE

Gli obiettivi finali del trattamento psicologico nell'obesità sono due:

1)      RIDUZIONE DEL PESO E RAGGIUNGIMENTO DI UN PESO PIU SANO

2)      MANTENIMENTO DEL PESO RAGGIUNTO

 

Dagli anni ’60 è ormai noto che l’intervento psicologico comportamentale associato a quello del nutrizionista rappresentano la soluzione vincente e maggiormente efficace nel trattamento del sovrappeso e dell’obesità; occorre inoltre ricordare che la quantità di peso che è bene perdere per ridurre i rischi sulla salute rappresenta il 5% - 10% circa del peso corporeo, raggiungibile durante un periodo di circa 6 mesi. Ad esempio, una persona che pesa 90 chili ed è obesa secondo i parametri che considerano l’Indice di Massa Corporea (IMC o Body Mass Index), dovrà perdere nei primi 6 mesi da 4,5 a 9 chili di peso per ridurre i fattori di rischio per le malattie legate all'obesità.

Il Trattamento Cognitivo Comportamentale dell’obesità si pone l’obiettivo di aiutare la persona a raggiungere un peso più sano e a mantenerlo nel tempo, modificando il suo stile di vita ed i suoi atteggiamenti disfunzionali, lavorando fondamentalmente su tre livelli:

1)      Psicoeducazione, che prevede l’introduzione del modello di trattamento che verrà utilizzato, e la spiegazione di alcuni concetti chiave (indice di massa corporea, valore calorico dei cibi, conseguenze dell’obesità ecc.)

2)      Sui pensieri e le convinzioni disfunzionali che rendono difficile seguire le indicazioni per perdere peso

3)      Sui comportamenti disadattivi e controproducenti messi in atto dal paziente

 

TECNICHE  E STRUMENTI COGNITIVI: sono quelle che intervengono sui pensieri e sulle convinzioni disfunzionali che rappresentano l’ostacolo al calo del peso e al cambiamento delle abitudini di vita ed alimentari. Inizialmente si insegna al paziente ad identificare e poi riconoscere i pensieri disfunzionali più frequenti e fastidiosi (relativi ad esempio alla dieta, all’attività fisica o alla propria immagine corporea) per aiutarlo successivamente a modificarli, e sostituirli con altri che rendano possibile una visione alternativa, un punto di vista diverso più utile e incoraggiante. Fanno parte di questa categoria:

·         Analisi della motivazione e definizione dell’obiettivo: si valuta con il paziente la sua reale motivazione, esponendo costi e benefici della terapia, e stabilendo un obiettivo chiaro e dei tempi definiti (la tecnica SMART aiuta a definire l’obiettivo principale stabilendo i passaggi intermedi e la tempistica);

·         Bilancia Decisionale: si utilizza per confrontare costi e benefici percepiti che ci si aspetta dal cambiamento di abitudini (alimentazione e attività fisica, fumo ecc). Si confrontano i benefici derivanti dalla perdita di peso, con i costi percepiti che si devono affrontare per raggiungere l’obiettivo;

·        Diario alimentare: serve per monitorare le abitudini alimentari del paziente ed i pensieri e comportamenti disfunzionali relativi al mangiare, che influenzano l’assunzione del cibo; (luogo e circostanze, persone presenti, emozioni, pensieri ecc); esempio di diario alimentare

·         Diario dei pensieri disfunzionali: per determinare e riconoscere quali sono i principali pensieri e convinzioni che minano la buona riuscita della dieta e dal cambiamento di abitudini;

·         Valutazione del sostegno sociale: da una parte la società spinge ad essere magri per essere accettati e ben considerati, dall'altra stimola in ogni modo a mangiare tanto e soprattutto alimenti non sani. Perciò è importante valutare e riconoscere quali, tra le persone che il paziente ha intorno (familiari, colleghi ed amici) sono quelle che posso rappresentare un aiuto o un ostacolo nel cambiamento;

·         Training di Problem Solving: insegnare a riconoscere le situazioni che mettono a rischio di una ricaduta per gestirle efficacemente senza perdere il controllo (ad esempio al ristorante, al bar con i colleghi, oppure a cena da amici o familiari ecc);

·         Training sul riconoscimento e la gestione delle emozioni: insegnare al paziente a riconoscere quali sono pensieri ed emozioni che lo espongo al rischio di ricadute e comportamenti controproducenti (ad esempio, insegnarli a gestire emozioni negative come rabbia, frustrazione, paura e tristezza senza ricorrere ad abbuffate);

·         Training sul riconoscimento dei segnali di fame e sazietà: spesso i pazienti in sovrappeso hanno difficoltà nel riconoscerei segnali di fame e sazietà. Mangiano ad esempio per gratificarsi o gestire un disagio (emozioni negative quali frustrazione, tristezza, paura o rabbia…) anche se NON hanno fame. Insegnare a mangiare in risposta alla fame e a smettere in risposta ad uno stimolo di sazietà può ridurre il rischio di comportamenti alimentari indesiderati;

·         Ristrutturazione cognitiva:  consiste nel modificare le convinzioni, le immagini mentali ed i Pensieri disfunzionali che minano il cambiamento comportamentale del paziente; in questo caso quelli relativi al peso corporeo, all'immagine corporea, all'alimentazione o all'attività fisica (ad es. se tutta la famiglia non mangia come me, non dimagrirò; non ce la farò mai a fare attività fisica; sono troppo pigro; sono troppo grasso per muovermi; non ho fatto attività fisica per 3 giorni, tanto vale che non faccia più nulla per tutta la settimana, questo mese sono troppo impegnato, inizierò lunedì, ecc...)

Questo processo richiede tempo e prevede alcune fasi: A) Imparare ad identificare i pensieri automatici disfunzionali (negativi); B) imparare a riconoscere il legame tra pensieri, emozioni e comportamento; C) imparare a sostituire i pensieri disfunzionali che sono stati identificati, con affermazioni realistiche ma più positive e funzionali; D) insegnare al paziente a identificare e modificare le convinzioni disfunzionali che sono alla base dell’errata interpretazione delle proprie esperienze.

 

TECNICHE COMPORTAMENTALI

  • Diario del peso corporeo: per monitorare la perdita di  peso misurandolo ad intervalli regolari (ad esempio una volta alla settimana un giorno prefissato)
  • Tecniche di controllo degli stimoli: si tratta di controllare e modificare quegli aspetti concreti che rendono difficoltoso il cambiamento. Ad esempio, nel caso del comportamento alimentare possiamo distinguere tre momenti diversi in cui eventualmente intervenire: prima del pasto (nel fare la spesa, riporre il cibo, apparecchiare e preparare il cibo); durante il pasto (evitare di mangiare e svolgere altre attività come leggere o guardare la TV, consumare il pasto possibilmente in luoghi ed orari fissi); dopo il pasto (non lasciare avanzi, sparecchiare subito e lasciare la tavola ed il luogo in cui si è mangiato ecc.)
  • Altre tecniche in base al caso

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