IL MITO DELL'INDIPENDENZA

 

"Due sono meglio di uno perché hanno una buona ricompensa per il loro lavoro. Perché se cadono, l'uno rialzerà il suo compagno, ma guai a colui che è solo quando cade e non ha altri che lo rialzi. E ancora, se due giacciono insieme, avranno caldo; ma come si può avere caldo da soli?"

(Ecclesiaste, 4: 9-12)

 

 

 

 

 

 

Scritto da: Annalisa Barbier

 

Negli ultimi decenni i rapporti di coppia hanno subito una grande trasformazione; la coppia “tradizionale” basata sul matrimonio, sulla esclusività e sulla fedeltà ha lasciato il posto a nuove forme di relazione in cui sempre più prevalgono modalità relazionali ambigue, indefinite, fluide ed eccessivamente permeabili.

Un aspetto in particolare della relazione, che si sta rendendo sempre più evidente, è quello che vede l’altro come una sorta di “strumento” per la realizzazione dei propri bisogni ed ambizioni sociali, emotive e relazionali. In questa ottica, l’altro non è più INDIVIDUO – inteso quale portatore di storia e significati esclusivi - cui avvicinarsi in punta di piedi e con interesse, apertura e profondo rispetto, ma diviene l’ennesimo oggetto attraverso il quale si pretende di realizzare qualcosa di sé e per sé: allontanarsi dall'angoscia del vuoto o della solitudine interiore, vedersi rispecchiati in occhi colmi di ammirazione, raggiungere uno status rassicurante oppure ottenere una gratificazione individuale solipsistica, in cui l’altro è appunto un mero epifenomeno.

Lo sdoganamento della pretesa del tutto-e-subito, di essere sempre soddisfatti, vincenti e felici, di eliminare difficoltà e sofferenza semplicemente volgendo ogni volta lo sguardo altrove, rende difficile la cura della relazione, che richiede invece tempo, pazienza, rispetto dell’altro, capacità di tollerare la frustrazione e la difficoltà che inevitabilmente costellano parte del percorso di ogni coppia. Così incomprensioni, litigi e crisi sono sempre più frequenti e le coppie, incapaci di costruire la relazione al di là del rapporto, si formano e si sciolgono con grande velocità e superficialità.

La società contemporanea dunque promuove il mito dell’indipendenza, dell’autosufficienza autarchica, della libertà intesa come assenza di interrelazione e sganciamento forzato da ogni interdipendenza, da raggiungersi attraverso la negazione del naturale bisogno di appartenenza reciproca. L’imperativo dominante è quello di non aver bisogno di niente e di nessuno, di non permettere agli altri di avvicinarsi a noi e quindi potenzialmente farci soffrire o ferirci: ecco dunque che la distanza dall’altro diventa inevitabile.

Si fa spazio sempre di più il mito della separatezza, il rifiuto della relazione profonda e del concetto di interconnessione: “Al fondo troviamo così il mito della purezza originaria, l’idea che possiamo diventare ciò che già siamo da sempre semplicemente togliendo di mezzo rapporti, contatti e influenze di un’alterità che viene esecrata come fonte di alterazione” (Claudio Tugnoli).

In questo modo l’Io si impoverisce e si isola, fino a negare la verità profonda dell’interdipendenza di tutti gli esseri viventi, nell’illusione di raggiungere una forma di  “libertà da” che assume l’accezione innaturale di RINUNCIA AD OGNI FORMA DI INTER-DIPENDENZA.

La spinta ad una forzata indipendenza sentimentale ed emozionale, porta gli individui a sviluppare modalità di relazione sentimentale sofferenti e disfunzionali in cui mancano reciprocità, intimità e gioia profonda: è questo a mio avviso il terreno di sviluppo di quelle forme di relazione disfunzionale di cui la dipendenza affettiva è la più chiara manifestazione, e che stanno prendendo piede negli ultimi decenni. In questo scenario infatti è molto facile sperimentare gli antichi sentimenti di abbandono, rifiuto, tradimento, il dolore di non essere visti né considerati unici e speciali dall’amato. E’ molto facile sperimentare - in questa superficialità forzosa - il dolore dell’assenza di stabilità, affidabilità, costrutto e profondità nel rapporto con l’altro.

E' molto facile sperimentare, in questo contesto, diverse forme di DIPENDENZA dall'altro, dalla relazione, da sostanze o comportamenti per poter gestire la inevitabile noia e profonda solitudine che i connaturati e insoddisfatti bisogni di accudimento, protezione, amore e appartenenza generano nell'animo umano.

 

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